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Vando Aldrovandi. Il libraio partigiano.

  • Immagine del redattore: Isabella Lavelli
    Isabella Lavelli
  • 28 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 16 ott


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Di lui fu scritto:

Era il coraggio e la battaglia. Era la pace e le colombe di Picasso. Era l’intelligenza e la tolleranza. Era il rischio e la calma. Era l’amicizia e il pudore dell’amicizia stessa. Era l’uomo di una sola idea ma cosciente che il mondo ha bisogno di tutte le idee.

Nella memoria di Angela Guzzi:

Il suo aspetto rassicurante, la sua capacità di convincimento lo favorirono nel trovare fra la gente del lecchese, della Valsassina e delle vallate circostanti, non solo simpatie e amicizie, ma appoggio concreto, quell’appoggio che fu indispensabile per organizzare i primi gruppi di cosiddetti sbandati. Nel silenzio della sera, quando una certa calma regnava nelle formazioni, Al raccoglieva i suoi partigiani, anche se stanchi, affamati, molte volte sfiduciati, iniziava il sermone, così lo chiamavano, ricordando che la lotta di Resistenza, anche se durissima e sanguinosa, non doveva essere chiamata guerra, ma lotta per la conquista della libertà e della giustizia, col significato di democrazia, ossia di partecipazione popolare alla vita e al progresso del paese, nel pieno rispetto delle idee politiche di ciascuno.


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