Pino Galbani. Dalla Bonaiti a Gusen.
- Isabella Lavelli
- 28 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 16 ott

Giuseppe Galbani (detto Pino) è uno dei 22 lecchesi che furono deportati nel campo di Mauthausen, in Austria, la domenica mattina del 20 marzo 1944, in seguito agli scioperi che avevano visto, anche a Lecco, molti operai scendere in piazza contro la guerra e le terribili condizioni di vita e lavoro.
La sua è stata una Resistenza alla morte, una lotta per la sopravvivenza.
Dal suo racconto traiamo queste parole sulla terribile vita nel campo di concentramento:
Raccontare della deportazione per me che l’ho vissuta non è tanto piacevole, vuol dire parlare di dolore, di sofferenza, di atrocità vissuta sul proprio corpo e sul corpo degli altri. Nel campo la vita cominciava al mattino presto e terminava alle 6 di sera; però non è detto che terminato il lavoro si poteva stare tranquilli.
Di mattina c’era il controllo dei pidocchi, chi ne aveva doveva andare a fare il bagno. C’era sempre qualcosa, non si poteva stare dieci minuti in santa pace. Anche di notte, i tedeschi ci svegliavano, ci facevano uscire dalla baracca e ci facevano stare fuori all’aperto a fare ginnastica, anche se pioveva o nevicava. Poi al mattino alla 4 e mezza c’era la sveglia.
Immaginatevi… in una baracca ci stavano dalle 300 alle 400 persone. Uscivamo tutti per andarci a lavare senza sapone, senza niente, non avevamo neppure di che asciugarci. Usavamo la camicia anche se era sporca. Poi si rientrava, bisognava vestirsi in tutta fretta.
Dopo la guerra.
Con la fine della guerra e il ritorno a casa, trascorso il difficile periodo di reinserimento nella vita quotidiana da uomo libero, Pino riprese il lavoro in fabbrica e l’attività sindacale come delegato e membro del Comitato provinciale della FIOM CGIL Lecco. Per lungo tempo non volle parlare dell’orrenda esperienza vissuta; poi, a metà degli anni ‘90, decise di rompere questo doloroso silenzio e rendere pubblico il proprio passato, per contrastare il dilagare dei deliri negazionisti: scrisse un libro (“58881. Un diciottenne nel lager di Mauthausen-Gusen”) e soprattutto iniziò ad andare nelle scuole, portando agli studenti la propria testimonianza di deportato. Instancabile educatore, descriveva ai giovani la follia nazifascista ma recava con sé anche un messaggio di pace e fraternità fra gli uomini. (fonte: https://primalecco.it/attualita/sei-anni-senza-pino-galbani-lomaggio-della-cgil-lecco/)
Fonte immagine: https://www.leccotoday.it/attualita/pino-galbani-morto-natale-2016-ricordi-pace-.html



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