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Giancarla Riva Pessina
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Segue Trascrizione dell'Intervista realizzata da Isabella Lavelli per "Sessant'anni Resistenti. Inchiesta sui protagonisti della Resistenza nel lecchese (aprile 2005)
Indice della pagina
Una famiglia antifascista
Mio papà era un socialista antifascista e ha avuto le sue persecuzioni perchè all'epoca era difficile vivere se non si era fascisti. Io avevo due fratelli più grandi. Mia mamma era completamente e profondamente contro la guerra.
In casa mia si è sempre respirata quest'aria.
I fratelli furono richiamati al servizio militare e uno in Grecia, l'altro in Francia furono mandati in guerra e tornarono a casa dopo l'8 settembre con due amici meridionali che mia madre accolse in casa nostra anche in mezzo a tutte le difficoltà anche proprio quotidiane (vitto e vestito) di quel periodo.
Poi i miei fratelli sono andati in montagna con i gruppi partigiani. Loro collaboravano con le Fiamme Verdi. Sono cresciuta in questa atmosfera che era di antifascismo.
Quando il Duce chiese alle donne la fede d'oro mia madre non gliela diede. Certo ero solo una bambina, ma queste cose le sai, le vivi. Poi io ero sempre attaccata alla gonna della mamma. Questo atto di disobbedienza, non per una decisione venale o affettiva, ma perchè lei diceva che non avrebbe dato niente perchè potessero ammazzare i suoi figli. Di conseguenza ti crei uno spirito dentro.
Durante la guerra venivamo usati noi ragazzini come messaggeri, portavamo bigliettini, comunicavamo appuntamenti. Non eravamo delle staffette. Eravamo anche un po' imprudenti infatti quando c'erano i bombardamenti non andavamo nei rifugi, anzi salivamo in solaio per vedere lo "spettacolo" delle bombe. Oggi avete la televisione ma allora...
Nel '46 ho iniziato a lavorare alla File e intanto respiravo l'entusiasmo del rinascere della vita politica nel nostro Paese. Noi allora andavamo a vendere i garofani in piazza o le coccarde per raccogliere fondi. Si viveva un entusiasmo corale. Prima non si poteva certo andare in piazza a manifestare. E' vero che svolgevamo dei lavori ingenui ma lo spirito era vivo...
Le mie prime tessere sono state l'UDI e la tessera del sindacato che presi nel 1946.
L'importanza di parlare di antifascismo
Continuo a ritenere importante ANPI perchè ritengo importante il concetto di antifascismo.
L'antifascismo è un'ideologia, è una forma mentis. C'è proprio una ragione politica e, dentro di me, ci sono cose che ho sempre rifiutato: la divisa, le grandi parate. E se devo essere sincera ho sempre rifuggito anche le grandi manifestazioni "a sinistra".
Io ho militato nei Giovani Socialisti e ho svolto una certa attività in questo partito, fino a quando si costituì lo PSIUP. Poi non mi sono più iscritta perchè i partiti erano strutture monolitiche, si parlava delle cosiddette "cinghie di trasmissioni", c'era una specie di lunga mano. A me queste cose non piacevano, preferivo l'impegno sindacale o nella società civile perchè sentivo una maggiore autonomia.
Quando sono entrata nel comitato ANPI si cominciava a sentire il bisogno di andare a portare delle esperienze di antifascismo nelle scuole. Sentivo di fare della politica un servizio. Sentivo la politica come una necessità per la vita. Non capivo il fare politica per la carriera.
Ricordo in particolare figure di vecchi socialisti.
E poi Vera Ciceri, che era la zia Vera.
C'era un'aria di confidenzialità. Ammiravo Vera come persona e come soggetto politico.
Nel '45 divenne sindaco Achille Mauri. Allora tornavano indietro i militari dal sud e arrivavano con le donne che avevano nel frattempo sposato. Tutti questi lecchesi di ritorno avevano bisogno di assistenza. Dopo il lavoro io ed Enrico Airoldi che era stato dirigente della cooperativa "La Moderna" andavamo tutti i giorni nell'ufficio del sindaco che ci affidava degli incarichi. Incarichi che hanno un valore emblematico dal punto di vista della correttezza nel modo di approcciarci alla politica. Dovevamo avvicinare le donne analfabete e dovevamo insegnare a leggere i numeri e a fare la firma. Noi con la buona stagione ci trovavamo sulle panchine del tram vicino al comune con queste ragazze alle quali cercavamo di insegnare almeno a leggere la propria via.
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Documentario a cura di "Qui Lecco Libera"
L'associazione "Qui Lecco Libera" ha dedicato a Giancarla Riva Pessina il bellissimo documentario "Lecco, la guerra, il fascismo. I miei ricordi".