
6. La CGIL nel dopoguerra
Molti protagonisti della Resistenza sono stati poi attivi sindacalisti. Riviviamo le prime tappe della rinascita della CGIL dopo la guerra nel lecchese
La rinascita sindacale a Lecco nel secondo dopoguerra
La rinascita del movimento sindacale nel lecchese risale alla primavera del 1943, quando i lavoratori aderirono, sia pure parzialmente, agli scioperi organizzati in numerose città dell'Italia settentrionale.
Dopo il 25 luglio 1943 i lavoratori dei maggiori stabilimenti elessero le commissioni interne che, in occasione dell'assemblea di fine agosto, rivolsero a Buozzi, nominato dal Governo commissario della confederazione italiana dei lavoratori dell'industria, la seguente richiesta:
Le Commissioni Interne, che rappresentano la massa dei lavoratori degli stabilimenti industriali lecchesi, considerato che l'attuale delegato di zona dei Sindacati dell'Industria, il quale dirige l'ufficio locale da vari anni, non riscuote più la fiducia delle categorie lavoratrici rappresentate, chiedono venga esaminata, con urgenza, la posizione di detto Delegato di Zona e pregano pertanto di provvedere alla sua sostituzione con un elemento che risponda al nuovo orientamento sindacale. [...]
Nella richiesta era proposto il nome di Gaetano Invernizzi, quale sostituto del Delegato, dirigente operaio del periodo prefascista e, successivamente, organizzatore comunista clandestino in Italia e all'estero; in alternativa a Invernizzi fu indicato il nome di Franco Minonzio.
In seguito all'occupazione nazista il movimento operaio divenne il sostegno indispensabile della Resistenza. I lavoratori rifornirono i partigiani in armi e di viveri, organizzarono la lotta nelle fabbriche (tramite le Squadre d'Azione Patriottica) [...] e, in città, aiutarono antifascisti ed ebrei a riparare in Svizzera.
Nel marzo del '44 a Como, come negli altri capoluoghi provinciali, fu costituito un comitato tripartitico sindacale i cui obiettivi erano la riorganizzazione del movimento dei lavoratori e il sostegno alla lotta di liberazione. Furono proprio gli organismi dei lavoratori, presenti soprattutto nelle maggiori fabbriche, a rendere possibile un nesso strettissimo tra le rivendicazioni di carattere salariale e annonario e la protesta contro il regime. Fin dal '43 la coesistenza di motivazioni economiche e politiche contraddistinse, infatti, il contributo della classe operaia lecchese alla lotta antifascista.
Tra il 25 e il 26 aprile 1945, durante la liberazione dei Lecco, venne ricostituita la C.d.L. nella Casa dei Dopolavori aziendali, in via Ongania.
Dopo la liberazione i sindacati lecchesi, usciti dalla clandestinità, si accinsero a riorganizzare la C.d.L., seguendo le direttive impartite dalla CGIL in occasione del Patto di Roma (9 giugno 1944) e del Congresso di Napoli (28 gennaio - 1 febbraio 1945).
La prima commissione esecutiva C.E. risultò costituita da 16 componenti:
Per il PSIUP: Giulio Valesecchi (Aldé), Emilio Longhi (Arlenico), Giovanni Valsecchi (Bonaiti), Luigi Valsecchi (Forni e Impianti), Carlo Pifferetti (Faini), Attilio Magni (Valsecchi)
Per la DC: Aldo Clozza (Aldé), Caterina Menaballi (Fiocchi), Oreste Aondio (Badoni), Carlo Ratti (Caleotto), Angelo rag. Erba (Ferriera Cima)
Per il PCI: Pietro Galli (Badoni), Antonio Crotta (Invernizzi), Natale Bonfanti (SAE), Carla Invernizzi (Metalgraf), Luigi Rusconi (Redaelli).
I componenti della prima C.E. erano, in gran parte, metalmeccanici impiegati presso le maggiori fabbriche del territorio; difatti, già nel periodo prefascista, la FIOM rappresentava l'avanguardia del movimento operaio lecchese.
Il socialista Attilio Magni, già attivo durante il periodo prefascista, fu nominato presidente e incaricato di rappresentare la C.d.L. presso il CLN locale.
Alla segreteria furono delegati, dai rispettivi partiti di appartenenza, il democristiano Zino, il socialista Albizzati e il comunista Castagna.
Albizzati, dirigente sindacale del periodo prefascista, rappresentava la continuità con il passato, portava un'esperienza assai preziosa [...] e, per tali motivi, fu il primo segretario responsabile della C.d.L. dall'aprile del '45 al marzo '46.
[...] La C.d.L. dovette affrontare sia le difficoltà specifiche legate alla ripresa dell'attività sindacale dopo un'interruzione di vent'anni, sia la grave situazione economica e sociale del dopoguerra.
La ripresa dell'attività camerale era strettamente legata alla soluzione di due problemi di ordine pratico: la critica situazione finanziaria e la questione della sede.
[...] Appena ricostituita, la C.d.L. iniziò a riorganizzare i lavoratori nelle sezioni di mestiere che vennero formalmente istituite dai segretari camerali.
[...] Subito dopo la guerra gli operai si organizzarono nelle commissioni interne (C.I.) e nei comitati di liberazione aziendali (C.L.A.).
La Camera del Lavoro di fronte ai problemi socio-economici del dopoguerra
Nell'immediato dopoguerra l'organizzazione sindacale lecchese, insieme all'amministrazione comunale e il CLN locale, dovette affrontare i gravi problemi socio-economici del territorio lecchese.
La scarsità di derrate alimentari da un lato, e dall'altro il rialzo dei prezzi e la borsa nera, erano le due facce della stessa medaglia. Pertanto, fin dall'inizio, i due aspetti apparvero intrecciati anche nelle richieste e nelle linea d'azione della C.d.L lecchese.
Il problema dell'approvvigionamento alimentare era determinato da una serie di circostanze sfavorevoli: la struttura economica prevalentemente industriale, il sovraffollamento, la difficoltà dei rifornimenti dovuta al dissesto delle vie di comunicazione e la scarsità dei raccolti dell'estate del '45.
[...] Il 20 giugno i lavoratori lecchesi manifestarono per ottenere gli adeguamenti salariali al costo della vita, l'abolizione della borsa nera e un'epurazione totale; in cambio dell'attuazione di questi tre punti essi si impegnavano a sospendere le agitazioni.
[...] Per tutto il mese di giugno i prezzi continuarono a salire, nonostante l'istituzione, da parte del sindaco, di una commissione annonaria, la funzione calmieratrice della cooperativa "La Moderna", la buona volontà di alcuni industriali che avevano consegnato al Comune quantitativi di vergella da scambiare con beni annonari.
Accanto alla difficile situazione alimentare a allo scarto tra salari e prezzi sussisteva il problema della disoccupazione, altrettanto grave e strettamente connesso alla situazione economica. [...]
La disoccupazione era determinata principalmente da due fattori: la lentezza della ripresa industriale, dovuta alla scarsità di materie prime e di combustibile, oltre che ostacoli di carattere burocratico, e il ritardo nell'inizio dei lavori pubblici.
Un fatto in sé positivo, ma destinato ad aggravare il problema della disoccupazione era il ritorno dei reduci, 15.000 in pochi mesi in tutta la provincia.

Riferimenti bibliografici
I contenuti di questa pagina e le fotografie sono tratte da Per il lavoro e la libertà. Un secolo di storia sindacale a Lecco e nel territorio, pubblicazione a cura della Camera del Lavoro di Lecco in occasione del centenario (2001)
Pattarini C., Vite operaie. Voci dalle fabbriche lecchesi dal 1945 al 2000, Ed. SPI Cgil Lombardia (2011). Disponibile online.
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